Progetto FARE Insieme con Confindustria Emilia

2022-02-17
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PREZZIAMO INSIEME

Pactur e l'innovazione nelle macchine confezionatrici

“Così artigiani e così industriali: la strategia vincente è quella del multimercato”

 

 

FARE Insieme - Confindustria Emilia e PACTUR
Paola Dozza - Pactur srl
Paola Dozza
Fin dalla sua nascita nel 1986, PACTUR ha rappresentato un'eccellenza per la filiera del packaging, coprendo i mercati di tutto il mondo. Da Zola Predosa la strategia vincente tra meccanica ed elettronica. Per “FARE Insieme” Giampaolo Colletti intervista Paola Dozza, partner e responsabile ufficio commerciale di Pactur (progetto FARE Insieme di Confindustria Emilia)

di Giampaolo Colletti@gpcolletti

Se c’è un elemento distintivo delle aziende d’eccellenza di questo triangolo emiliano compreso tra Modena, Bologna e Ferrara è nell’equilibrio strategico tra l’essere artigianale e l’essere industriale. La vocazione artigianale si respira nelle soluzioni su misura. La vocazione industriale è pionieristica nell'internazionalizzazione. Questa è la storia di Pactur, azienda a conduzione familiare impegnata nella produzione di macchine confezionatrici per film termoretraibile, in grado quindi di termorestringere con il calore. L'azienda è stata fondata nel 1986 ed esporta sin dal suo inizio. Quindi oggi non sorprende che sia più conosciuto all’estero che in Italia. “Poi si è sviluppato anche il mercato interno che oggi oscilla tra il 30% e il 50%, ma la specificità è stata fin dall'inizio quella di vendere nel mondo: dall'Europa al Sud America, dalla Russia all'Australia e fino all'Estremo Oriente. All’epoca non esisteva una visione così internazionale, per questo siamo stati pionieri”, racconta Paola Dozza, socia e responsabile commerciale dell’azienda Pactur. La strategia vincente è stata quella di essere multilocalizzata e multimercato, abbattendo i confini tra settori e garantendo così la continuità. «Bisogna spaventarsi quando un mercato prende il sopravvento, perché potrebbe rivelarsi pericoloso se le cose cambiassero. Ecco perché il nostro fatturato è composto da tante commesse diverse, tutte importanti ma nessuna fondamentale. D’altronde viviamo delle nostre forze e delle nostre finanze e quindi se non lo facessimo non potremmo permetterci un’eventuale crisi del mercato geografico o settoriale”, spiega Dozza.


Fattore tempo. Per comprendere questo progetto imprenditoriale legato alla filiera del packaging dobbiamo spostarci a Zola Predosa, ventimila anime nell'area metropolitana bolognese incastonate tra pianura e collina, considerata la porta della Val Samoggia, a circa dodici chilometri dalle DueTorri . Siamo nel 1986 e l'intuizione di Andrea Turra, che l'ha fondata, è quella di dare una risposta concreta al vivace distretto del pack, realizzando macchine confezionatrici all'avanguardia. Tutto parte dall'assemblaggio per poi arrivare alla consegna finale del prodotto. L'investimento iniziale fu di 5 milioni delle vecchie lire italiane. Ma ciò che ha fatto la differenza è essere stati precursori nel mercato, vendendo molte macchine manuali. Tutto ciò ha permesso di finanziare la ricerca sulle macchine automatiche. Una crescita costante, dicevamo prima. Qualche anno dopo, precisamente nel 1992, l'azienda rileva la falegnameria di Zola Predosa che taglia e piega le lamiere per conto della Pactur. “All’epoca si trattava di un approccio visionario. C'è stato ed è sempre stato un grande gioco di squadra. Oltre a Turra, uno degli artefici del nostro successo è Claudio Tondi, tuttora nostro responsabile di officina al quale riconosciamo lo sviluppo dell'elettronica nelle nostre macchine”, ricorda Dozza. Oggi Pactur è un produttore 100% made in Italy. L'azienda impiega dodici persone per un fatturato di 1,5 milioni di euro. Tutte le confezionatrici effettuano lo stesso tipo di confezionamento, ovvero sigillano il cellophane attorno al prodotto e quando richiesto stringono la busta al prodotto, in modo che diventi una sorta di seconda pelle. Il tempo deve essere letto attraverso la lente della continuità e dell’evoluzione. “La domanda di macchine confezionatrici è cambiata negli anni, con una concentrazione che è passata da quelle manuali e semiautomatiche a quelle automatiche e con l’elettronica che oggi assume un’importanza più strategica”, spiega Dozza.

Orgoglio italiano. “Creare, migliorare, sostenere”: dietro queste tre azioni si riassume la mission. “Significa essere piccoli, ma avere grandi soluzioni all’avanguardia. Lavoriamo in un mercato in cui i margini sono bassi, quindi dobbiamo necessariamente individuare soluzioni con macchine performanti. Per questo il nostro reparto prototipazione di officina ricerca soluzioni che possano distinguerci dagli altri” sottolinea Dozza. Lo sviluppo del mercato ha moltiplicato la concorrenza, soprattutto proveniente dall'Estremo Oriente, e tutto questo ha colpito la fascia più bassa, costituita da quelle macchine con cui è nata Pactur. Ecco allora la via di fuga verso quell'elettronica che fa la differenza. L'innovazione punta alla semplificazione, con l'alta qualità italiana. E per Dozza è un orgoglio sentire i clienti in fiera commentare la bellezza e la funzionalità delle nostre macchine, partendo dal presupposto che devono necessariamente essere italiane. Poi c'è il marchio dell'intera gamma Pactur, che ne riassume la filosofia. Si tratta di LadyPack e va tradotto letteralmente come “lady machine”. “È un'espressione di ammirazione che si prova quando si guarda qualcosa che è molto bello, raffinato, di qualità. Questo è ciò che diciamo di una “lady bike” o di una “lady house”. È il prodotto di punta”, dice Dozza. Per lei negli anni la passione è rimasta immutata. Il futuro è fatto di elettronica, senza trascurare meccanica e carrozzeria, cioè l'estetica che è il sigillo dell'azienda. La macchina può confezionare libri o panini, ma deve essere bella, soddisfacendo tutte le esigenze di confezionamento con modelli multiuso. Quindi la sfida è costruire soluzioni più performanti e allo stesso tempo più versatili, che possano confezionare prodotti di diverse dimensioni. Innovare sempre, non fermarsi mai.

Clicca sul seguente link per ascoltare il podcast dell'intervistahttps://podcast.confindustriaemilia.it/

Giampaolo Colletti

@gpcolletti


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